19.7.08

Marta sugli scudi

Certo, una Rusty Cage dei Soundgarden dentro Muscoli e Dei e per giunta in versione mezza danzereccia non me l'aspettavo affatto. E si che la voce potente di Gulino si presta perfettamente perchè sono quelle le sue origini.
Per il resto ho avuto la conferma che Carmelo è un vero genio e che nonostante abbracci sempre una chitarra acustica allacciata ad una pedaliera piena zeppa di effetti si agita e tistìa come un vero fratello metallo; e che Ivan è di sicuro sacrificato ad un ruolo un pò ristretto dietro le pelli. So benissimo che è capace di ben altro.
Ma tant'è, il risultato è qualcosa che anche dal vivo mi ha solleticato parecchio le orecchie e mi ha fatto venir voglia di vederli ancora e ancora e ancora.
Chissà che minchia ascoltano i tizi, mi sono domandato per tutto il set di un'ora e un quarto, sarei davvero curioso di saperlo, anche se qualche omaggio dichiarato a Domenico Modugno e qualche altro meno esplicito alla tradizione cantautoriale italiana dei bei tempi andati lo fanno intuire. Poi però arrivano anche momenti belli pestoni, urla bestiali, voci filtrate da effetti a pedale e mini-console con tante manopoline e allora le cose si confondono. Il fascino che i tre hanno sul palco devo ammettere che è fortissimo, un fanculo al rock indipendente del cazzo me li rende sempre più simpatici. Non mi stupirei che decidessero di andare a Sanremo, forse non arriverebbero alla seconda serata ma sarebbe un'esperienza da provare, ci sta.
I loro pezzi, al di là dei riferimenti ipotetici (Nick Drake meets tanto altro che mi sfugge) ha qualcosa di sfuggente che porta al riascolto continuo e che non stanca mai. Dettagli su dettagli che scopri nuovi ad ogni ascolto. Per esempio mica mi ero sgamato che Carmelo canta pure da solo in qualche pezzo..
Anche perchè i testi sì in italiano hanno quel non sense che ti porta a premere di nuovo play per capire meglio.
E poi ci sta un pò di anticamera da vero fan davanti all'ingresso del 'backstage', qualche sguardo che cerca di intercettare il loro per scambiarsi un paio di pacche sulle spalle che poi alla fine sono arrivate. Ma su tutto c'è tanto affetto da conoscente e niente verso almeno una persona dei tre che sembra sia sulla strada giusta. E che avevo lasciato in un box fetido di via delle Alpi, uno-due piani sotto terra, a pestare le pelli in mezzo a un porcile di bottiglie di birra, poltrone sfondate, locandine appese ai cartoni delle uova pseudo insonorizzazione alla buona di qualsiasi box.

Alla fine, quasi mezzanotte, mando affanculo Bugo e me vado fuori dai coglioni, la serata per noi è finita.

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