12.5.10

StraAmericana

Ancora più destrutturato di Maker, sperimentale quanto Sun of sun anche se in modo diverso, Living ha un profumo agreste. Se li vedi i tre fratelli dei Pontiak te li immagini inforcare chili di paglia per farne balle nella loro fattoria della Virginia.
Living ha un colore notturno, tranne un paio di pezzi rosso fuoco per quanto rock respira nei loro groove scarni, il resto è come un cielo stellato, puoi tracciare un segno immaginario per unire le stelle ma poi ti perdi, ecco i pezzi di Living sono così, spesso non capisci quando finisce uno e inizia l'altro e te ne accorgi solo perchè il primo ha la chitarrina acustica morbida e il secondo invece è una rasoiata folle.
Dentro ci sento post-rock (quello degli inizi, quello dei primi Tortoise), Earth, folk, psichedelìa acida alla Dead Meadow, noise nel senso stretto del termine e l'occhio folle dello scemo del villaggio.

"Maker" non vi aveva entusiasmato ma ero io a non essere pronto, più lo ascoltavo più il cerchio non quadrava; visti dal vivo dopo i White Hills qualche mese fa, dopo la prova strepitosa del terzetto di New York volevo ancora "rock'n'roll" e non ce la facevo a prestare attenzione al loro set di sicuro più impegnativo e discontinuo.

Avevo comprato Sun of sun al banchetto, qualcuno mi ha suggerito che molti dei pezzi più rock del set li hanno presi da lì, minchiate, i pochi pezzi rock tout court li hanno disseminati per tutti i dischi; il dischetto l'ho scartato solo sabato scorso, un paio di giri in macchina ed è scattata la molla. Manca solo Sea voids, se qualcuno ha un link faccio un fischio.

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