24.10.12

Easy Psych Rider

Giusto per spezzare il girone infernale a nome 'Swans' in cui sono quasi completamente caduto nelle ultime settimane, torno a bomba su Ben Chasny.
'Ascent', il tredicesimo della discografia a nome Six Organs of Admittance, è un altro gioiellino ma anche un lavoro a sè nella discografia della band.

Non ho il disco sottomano, non conosco esattamente il 'personnel' che ha suonato sul disco ma da quel che ho letto in giro, soprattutto su questa bellissima intervista, Chasny si è di nuovo unito a Ethan Miller ( Howlin' Rain) e Noel von Harmonson (Sic Alps) prendendosi anche lo spazio di suonare tutti i soli, scivere tutti i testi, cantarli e accogliendo lo stesso Noel alla chitarra su alcuni pezzi.Tutte le canzoni sono state scritte da Chasny, precisa in questa intervista, e un paio di queste sono versioni elettriche di pezzi usciti in versione acustica nei dischi su Holy Mountain e che lo stesso Chasny ha già suonato dal vivo con diverse incarnazioni dei Six Organs.

Quindi su Ascent si sente Chasny flirtare pesantemente con i feedback, darci dentro con rasoiate elettriche oltre che buttarsi su pezzi di folk psichedelico acustico tra i più sopraffini mai scritti.
Asseconda il desiderio di tornare a suonare con i vecchi compagni di merende e tira fuori uno dei dischi più belli del 2012 e della propria discografia con i SOOA. 

Se il disco è una merda lo potete dire, prima però ascoltatelo bene. Tanto se non vi piace siete voi a non capire un cazzo.

E siccome al tipo non piace stare con le mani in mano infila anche 'Formerly Extinct' con i Rangda, trio con Chris Corsano alla batteria (un mostro, giuro, visto dal vivo fa paura e sembra un ragazzino pur essendo del '75 come me) e Sir Richard Bishop all'altra chitarra.

Due dischi all'attivo e già un piccolo marchio di fabbrica nel panorama free-psych. Il primo 'False Flag' è un animale indomabile, un disco di forte impatto, dove si sente fortissima la vena 'free' di Bishop e l'anarchia ritmica di Corsano.

Su 'Formerly Extinct' uscito da poco sempre su Drag City i Rangda sperimentano secondo me con il lato più schizoide del nostro cervello.
Ci senti tempi 'robotici', l'amore fortissimo per i riff 'mediorientale' di Bishop, jam psichedeliche che vogliono entrarti dentro i lobi frontali e spappolartele per come sono astrusi i riff - gli stessi riff che poi con una improbabile progressione melodia ti portano totalmente altrove - sketch musicali quasi nonsense.
Primo e secondo disco, a favorire.


Lo sapevo che Ben Chasny lo ribeccavo.
Visti freschi freschi al Supersonic, i Rangda erano uno dei pochissimi nomi del cartellone di sabato che già conoscevo e per me la priorità assoluta. E infatti sono stato costretto a saltare Merzbow porca troia.

Un'ora filata senza neanche accorgemene, liscia come l'olio e dal vivo immaginateli come li sentite su 'False Flag' anche quando suonano i pezzi dell'ultimo disco. Con la giusta sostanza stupefacente potrebbero indurre in viaggi senza ritorno e per questo vanno rivisti, la Ale è stata una buona compagna ma serve altro.







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