4.11.05

Un salto nel passato e un tuffo al cuore

Stavo girovagando per la rete e mi sono imbattuto in questo blog interessante.
Ho seguito questo link e mi si sono illuminati gli occhi. Di lacrime.
Posseggo ancora gelosamente più di un centinaio di musicassette (questa la dicitura corretta e completa) e devo confessare che ho provato un pò tutte le marche.


Il grosso del consumo è avvenuto tra la fine degli Ottanta e tutti i Novanta quindi ho avuto a che fare con cassette "moderne", dalla foggia arrotondata, abbellite con disegni a volte davvero osceni e improponibili, dal finestrino di plastica sempre più sacrificato per fare spazio a design sempre più avveneristici e accattivanti. Per non parlare poi delle etichette che accompagnavano le cassette, nel tempo tutte hanno subìto un sacrificio di spazio costringendo, penso non solo me, ad abbreviazioni che fossero anche comprensive ed esaustive. Una mezza causa persa. Io poi ho il grosso difetto che non ho nè una bella calligrafia nè so scrivere in modo ordinato per cui vi lascio immaginare. E non ero neanche aiutato dai nomi dei gruppi metal che già non si facevano capire sulle copertine dei dischi (il prossimo Office dovrebbe avere un nuovo carattere, il Brutal Death Type..) figuriamoci a scriverle su quelle striscioline sempre più..ine.
Insomma, ho fatto scorte di Sony della serie HF e TDK della serie D, ovviamente le Normal. Costo, intorno alle duemila lire quelle da novanta minuti. E poi Basf, Denon comprate al supermercato, Maxell, SKC e altro scrausume.
Le due demo fatte con il mio gruppo finirono su due Ampex di durata totale di quarantacinque minuti, ordinate da una ditta di Catania che le distribuiva a 500 lire l'una.
Le cassette per la mia adolescenza erano l'espressione massima della libertà tecnologica.
Bandite quelle al cromo o di qualità superiore, costvano troppissimo. Io però aggiravo il problema praticando un "riutilizzo" sistematico che mio padre teneva in macchina che erano appunto di qualità buona, molto buona. Nel vano portaoggetti teneva una nutrita scorta di cassette. Io analizzavo per qualche settimana la loro collocazione, notavo quali erano sempre a portata di mano, che voleva dire che erano quelle più ascoltate, le scavalacavo e prendevo quelle dietro. Ma mica in massa, una al mese, così piano piano, sottovoce, firulì firulà... Ho praticato questo ritiro sistematico per anni, poi sono passato anche alle videocassette..
Potevo chiedergliele, potevo chiedergli di comprarne qualcuna in più per me..ma il gusto di fotterle era impagabile.
L'esistenza delle linguette di protezione mi ha salvato parecchie volte il culo e anche quello die miei fratelli che erano portati geneticamente a fare con me quello che io facevo con mio padre....

La mia mania di classificare e catalogare tutto con dedizione mi portava anche a mettere data e orario di registrazione negli appositi spazi nonchè se avevo usato o meno il Dolby e quale, A o B. Poi col tempo, per mia fortuna mentale, almeno questa mania me la sono levata.

Se vi è mai capitato di avere tra le mani un reperto analogico del tipo sopra saprete meglio di me quanta fatica si faceva a scrivere con una normale biro a sfera sulle etichette già pronte sul front della cassetta. Quasi impossibile. La pena scivolava, non aveva aderenza, l'inchiostro saltava e si finiva per scrivere più per incisione che per altro. Per fortuna col tempo le etichette sono diventate ruvide al tatto quindi l'inchiostro veniva assorbito meglio. (to be continued)

1 commento:

Alex ha detto...

Ah che ricordi. Ad un certo punto non avevo soldi per comprare nuove musicassette (d'altronde spendevo tutto in affitto di CD...) e cominciai a rosicchiarne qualcuna dalla collezione dei miei. Togli una Mina oggi, un Battisti domani...