15.1.08

1/ Nella Terra dei Puzzoni

Di ritorno dalla terra dei Puzzoni. E i Puzzoni mi hanno contaggiato. Non scherzo, è il viaggio in cui, a mia memoria, ho avuto più aereofagia in assoluto. E' così. Dopo non essere riuscito ad andare di corpo per tre giorni, sarà il cambio di clima, il freddo spesso sotto zero, l'aria diversa, l'aria di vacanza, i litri di birra bevuti o la costante presenza di carne nei miei pasti, insomma andavo di scorregge che è stata una bellezza. E di corpo un paio di volte al giorno.
Se soffrite di stitichezza andate in Austria, lo consiglio.

Si parte sabato 5 con comodo verso le 9, si passa dal Tamoil di Cinisello Balsamo, quello di fronte l'Auchan per intenderci, a fare il pieno di super a 1.31 euro chè il centesimo in viaggi in macchina è fondamentale, e poi ci si lancia sulla Milano-Venezia. Tempo di merda, acqua sempre ma si va a 110 massimo che ci si vuole godere anche il paesaggio e la strada è lunga. Ci si ferma a mangiare ad un autogrill dopo Venezia. Si cerca di capire che cazzo di strada ci vuole far fare il navigatore - dritti fino a trieste/gorizia, passaggio in Slovenia e poi dritti per l'Austria - ma è una strada troppo lunga, si da una veloce occhiata alla cartina e si sceglie direzione Udine- Passo del Tarvisio che si è direttamente in Austria.


Ero partito con un paio di pensieri in testa, dove recuperare la famosa Vignette, il bollino autostradale austriaco che ti permette di scorazzare per le autostrade austriache che sono senza pedaggio, e la fottuta cassetta di pronto soccorso, anch'essa obbligatoria assieme a catene da neve, triangolo e giubbotto catarifrangente.
Un paio di autogrill prima del Tarvisio mi danno picche. Sudo freddo. L'ultima stazione di benzina prima della super galleria ce li ha entrambi. Compro la vignette per dieci giorni a 7 euro e sessanta - e ho detto tutto, con quella cifra forse ci faccio andata e ritorno da Como - e la cassetta a 12 euro, una minchia di scatoletta bianca dal peso di un grammo.
L'acqua continua a scrosciare, il freddo c'è e il paesaggio è già spettacolare, dentro, più dentro tra le montagne innevate. La C3 si comporta alla grandissima, stabile e sicura.

Si passa la frontiera deserta e dall'altra parte del fronte la pioggia finisce, spunta un timidissimo sole. Che sei passato dall'altra parte te ne accorgi per i cartelli autostradali che sembrano quelli polacchi di quanto sono poveri, internazionali ma poveri e dal manto stradale che è una merda.
Sì, le nostre autostrade sono signore strade in quanto a manto e segnalazioni, quelle austriache sono un pò tristi, agli svincoli ad esempio non ti trovi davanti il bel guardarail che ti fascia la carreggiata, no, ti trovi un segnale catarifrangente che ti indica la spartizione della carreggiata. Però hanno un fottìo di piazzole di sosta, tutte con cesso padronale. Per dire, non mi sarebbe più capitato come mi è capitato di dovermi fermare sulla Genova-Ventimiglia in coda da due ore in un piazzola di sosta a lato autostrada per pisciare con le macchine ferme e dei mocciosi dai camper che ammiravano il mio piscio controvento. Ma questa è un'altra storia.

E sarà anche la latitudine o il tempo di merda, sempre e comunque, nuvole con o senza pioggia, ma alle 5 del pomeriggio era già buio e in effetti guidare tre ore come fossero le due di notte non ti passa più. Strada di qualità variabile, grossi pezzi rettilinei alternati a bei pezzi con belle curve che almeno ti tengono sveglio. E poi dopo un pò che sorpassi o ti fai sorpassare sempre dalle stesse macchine le riconosci anche al buio. Come quella Opel Kadett bordò zeppa di zingari e dal portapacchi affossato che pensavi fosse diretta in Bulgaria e invece te la ritrovi sulla strada per Vienna. Si, dai, si va tutti a Vienna!
O quell'altra macchina con la portiera di tutt'altro colore o quei due camper lentissimi in salita e lanciati a folle velocità in discesa. Sembrava una bella carovana di amici vacanzieri.
Le ultime due ore di viaggio sono state pesantissime, la stanchezza si faceva sentire, si era in macchina dalle 9 e l'orologio segnava le sei del pomeriggio, mancano ancora quasi duecento chilometri. Si rinuncia per forza alla radio e la C3 balla a suon di Primus e Dinosaur Jr. Santa donna la mia, perfetto navigatore, operosissima crocerossina che accende e spegne sigarette, seleziona dischi dal lettore mp3, imbocca chewing gum e caramelle e apre bottiglie di acqua.

In tutto questo, pur con la cartina in mano, il navigatore continua la sua rotta verso Vienna. Rotta personalizzata con Google Maps che più di uno scienziato in rete ha apprezzato come ultima frontiera del GPS fai da te. E' stato panico quando arrivati a Vienna e usciti dall'autostrada correttamente, secondo la rotta personalizzata, l'albergo stava dopo duecento metri. Sì, la strada c'era ma non era quella corretta. Bestemmionen in craustriaco, si sfoggia la centenaria arte del chiedere a un giovincello dal buon inglese che era in macchina e che dopo avermi dato un paio di dritte si mette davanti lui e mi fa da cicerone per un bel pezzo.
La nostra destinazione era il Geblergasse Hotel, su una via del famoso e fottuto Gurtel (andrebbe la u con la dieresi, manco a dirlo). Il Gurtel di Vienna è una strada circolare, una specie di tangenziale intermedia tra i quartieri che stanno dentro il Gurtel (centro storico e quartieri resindenziali) e quelli che stanno oltre che sono più periferici. E attenzione stiamo parlando di Vienna al di qua del Danubio. Al di là si estende per un altro bel pezzo.
Con un pò di fortuna e un pò di culo arriviamo all'hotel.
Mi vengono chieste le classiche informazioni personali ma anche di pagare, subito, in anticipo. Guardo mia moglie con sospetto ed estraggo la carta di credito. E' la prima volta che mi viene chiesto di pagare in anticipo.
Ero abbastanza sicuro che non fosse un hotel di merda perchè è da una settimana che ci alloggiano una coppia di amici nostri con bambino, se lo fosse stato loro avrebbero cambiato già e ci avrebbero avvertiti.
La stanza si presenta molto piccola ma è pulita. E' un tre stelle ma costa un cazzo, 44 euro a notte senza colazione.
C'è anche il parcheggio loro a pagamento, nove euro a notte, la colazione costa 5 ma non la faremo mai nei 4 giorni di permanenza. C'è la connessione gratis in tutte le stanze, ci sono due pc giù alla reception. La zona non è il massimo dello chic ma ha la metro a due passi, l'albergo si presenta abbastanza bene dentro e fuori, spartano, per fare qualche giorno va bene. La camera l'avremmo potuta anche cambiare due giorni dopo ma la botta di lagnusìa la fa da padrone e non ci muoviamo più da là.
Il parcheggio invece è importante, alle otto di sera non hanno più posto, mi tocca lasciarla fuori, c'è già un freddo porco, la notte fa brinare tutto ma non c'è soluzione.

Con gli amichetti si guarda la cartina della Lonely Planet e si sceglie quella più affollata di forchette e coltelli. E si riprende la macchina (sigh!). Spuntiamo in Floriangasse nel quartiere di Josefstadt. Ci infiliamo nel Tunnel Vienna Live, un locale a due piani pieno di ggiovani e per ggente ggiovane.
Appena entro mi sento nostalgico, sento odore di sigaretta. Si! I puzzoni fumano ancora liberamente nei locali che comunque hanno spesso anche una sala non fumatori. Quella del Tunnel era un bel gabiotto in legno e vetro con tre tavolini. Praticamente il contrario di quello che succede in Italia (se il locale ha una sala non fumatori..). Ci infiliamo nel gabiotto e consumiamo la nostra cena a base di schnitzel, patate, insalata e porcile vario, tutto in un unico piatto. Con una birra da mezzo litro vengono circa quindici euro a testa. Esco pieno come un porco sentendomi già a casa, intuisco che questo è un paese dove si mangia bene e si spende poco. E avrò ragione.

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