21.1.08
Keep on rolling
E' strano partire da Zappa e arrivare ai Cactus passando per i Velvet Underground e i Red Hot Chili Peppers. Non è un percorso, come dire, lineare ma ha una sua logica soggettiva.
La bio di Zappa è a più della metà e se mi trovassi sempre una penna nel taschino l'avrei già sottolineata in tantissimi passaggi. Sto seguendo un audio-book personalizzato con ascolti intensivi degli album in rigoroso ordine cronologico per seguire al meglio gli episodi, gli aneddotti, le disavventure dell'istrionico Frank. E ho anche rimpinguato le casse del Frank Zappa Trust comprando "Hot Rats", album eccezionale, di poco inferiore a quel capolavoro che è "Uncle Meat".
Da Zappa ai Velvet Underground, in passaggio è facile. Zappa e la sua banda di freak era compagna di etichetta dei VU almeno per i primi 4 album se non erro, la Verve, sotto-etichetta della MGM. Erano tanto compagni che si detestavano l'un l'altro. E sì che i due personaggioni Frank e Lou camminavano a due spanne di altezza dai comuni mortali già in gioventù.
E ho scoperto un pò di cose interessanti che non sapevo/non ricordavo. Intanto il disco omonimo dei VU, il terzo, è un altro signor disco che avevo aggiunto alla mia collezione soddisfacendo il classico impulso degli acquisti compulsivi, acquistarlo per averlo innanzitutto e poi magari scartarlo dal cellophane due anni dopo. E' una malattia certo.
E' un signor disco perchè per buona parte svela un lato intimista ancora più raccolto delle più famose canzoni da cameretta presenti sul Banana Record, salvo poi lasciarsi andare ad un'orgia sonora su due dei tre pezzi finali.
Ho scoperto anche che Sterling Morrison è morto qualche tempo fa, che dopo aver abbandonato i VU dopo questo disco ha fatto il professore all'università di Austin e per un certo periodo è stato anche capitano di rimorchiatori di stanza a Houston salvo poi morire di un cancro che non mi è chiarissimo . Wikipedia docet, correggetemi o puntualizzate se sbaglio.
Da Zappa ai RHCP il passaggio è altrettanto ovvio. A parte aver comprato finalmente Mother's Milk a 9.90, sempre nella session di acquisto di Hot Rats, poco male che ho anche il vinile, al momento non posso ascoltarlo, mi manca un piatto; a parte aver goduto come un riccio perchè è lapalissiano che sia un disco eccezionale e molto più digeribile di Blood Sugar Sex Magik.
Si parla sempre di freak, di animali da Sunset Strip accecati dal sole californiano, Red Hot come Zappa, sempre freak a 30 anni di distanza.
I Cactus e in maniera più massiccia i Grand Funk Railroad sono invece l'opposto, operai del rock di fine Sessanta/primi Settanta, gente dalla periferia dell'impero che riprendeva il blues all'inglese e gli metteva sopra uno stivale pesante di southern rock e boogie. Dei GFR, il secondo album è un MUST senza remissione di peccati, nè prima nè dopo, quando vireranno verso un arena-rock commercialotto, sentirete un power trio così motivato e affiatato nè sentirete un basso così presente e pulsante, spesso distorto ( e sì che si parla del 69!), una voce da blues bianco così passionale e un batterista legnoso, tecnicamente limitato ma funzionale. Chi chiamava loro o i Cactus "The American Led Zeppelin" bestemmiava senza rendersene conto, gli Zeps erano tre metri sopra il cielo sin dall'inizio ma i GFR almeno nei primi 4 album in studio hanno fatto sempre la loro porca figura e live erano eccezionali.
I Cactus erano partiti con i numeri, super-band di Appice che di nome fa Carmine(!) e Bogert dei Vanilla Fudge che doveva completarsi con Jeff Beck alla chitarra e Rod Stewart alla voce ma che poi non si concretizzò mai perchè il primo ebbe un incidente che lo fermò per 18 mesi e l'altro andò affanculo nella seconda triste incarnazione degli Small Faces con il nome di Faces.
Meglio così, entrarono Jim McCarty dei Mitch Ryder's Detroit Wheels e il cantante Rusty Day degli Amboy Dukes.
Non era un super-gruppo sulla carta ma almeno nei primi due album, l'omonimo e One way or another sprigionano hard rock, boogie e blues ad alto volume.
Altre storie e rimaneggiamenti vari sono su Wikipedia ma non mi interessano, rimango impantanato nel fango degli anni a cavallo e navigo a vista.
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