25.4.08

Cronache dal pianeta Roadburn

Mi devo ancora riprendere dalla botta di malinconia del ritorno e l'onda lunga del Roadburn si allunga anche in Italia in questi giorni con i concerti dei Down martedì scorso, i Witch ieri a Torino, gli Isis oggi a Brescia e Mos Generator+Blood of the sun domani al Cox.

E' stata ovviamente un'avventura allucinata, 34 band in due giorni non è cosa normale, quel posto, lo 013, non è normale. Non è normale neanche la gente che sceglie di imbucarsi là dentro dalle 16 all'una di notte a fumare l'impossibile, bere anche di più dell'impossibile, massacrarsi, scambiarsi pacche sulle spalle, fottersi gli occhi sui banchetti del merchandising, mangiare panini con formaggio e senape che solo loro ti possono salvare dal coma etilico, farsi spazio a spallate e reggere quelle del viavai continuo dalle due sale più piccole, dare un occhio al palco e uno alla fighetta che passa lì vicino, perdere lo sguardo nelle centinaia di facce che ti passano davanti alla ricerca di qualcuno con cui scambiare due chiacchiere per sfuggire al down e girovagare anche senza meta pur di non stare fermi perchè se ti fermi sei fottuto, ti accasci in un angolo e fai pace con il mondo.
Quel posto enorme lo è, luccicante lo è ma può diventare anche un posto cupissimo e tossico ai 4 sensi man mano che ci si passano le ore dentro. Cunicoli, scale, soppalchi e piccionaie, lo 013 è un labirinto che mette a dura prova la percezione dello spazio-tempo alterato solo solo respirando. Io stesso mi sono sentito un criceto che sale, scende, gira e vota alla ricerca delle sale e delle gallerie superiori da cui vedere i set con più tranquillità.
Ma andiamo alle cose serie.

Witchcraft: bell'impatto, suono caldo, perfetti ma non mi entusiasmano su disco e neanche dal vivo.

Gentleman Pistols: bravi, band perfetta per posti piccoli, al cox o al magnolia li vedrei molto bene. Suoni un pò freddi all'inizio, mi sono sembrati la versione rock dei witchcraft, poi da metà concerto in poi ci siamo sbloccati a vicenda e la sintonia era massimo. Imperdibile il cantante/chitarrista con una canottierina che mi sembrava viola.

Trouble: bel tiro assolutamente però minchia quanto sono gargi! Il doom era di cornice, i suoni erano prettamente power-metal USA. Mi sono piaciuti a tratti ma me li ricorderò per uno dei momenti di catarsi esistenziale del roadburn.
Isis: sono venuti giù i muri. E non hanno suonato due ore come da road-bill, "solo" un'ora e un quarto ma intensissima. Partenza un pò loffia con il primo pezzo dell'ultimo disco che per aprire i concerti fa cagare, la voce che andava e veniva. Aaron Turner me lo ricordavo più basso e tarchiatello, invece sarà alto quasi due metri e magrissimo, boh!
Desideravo la sua carotide distrutta e sono stato accontentato e anche i momenti puliti sono stati decenti e con pochissime stonature. E non c'è storia, quando attaccano le distorsioni sono
tremendi. Un concerto intensissimo. Il set ha privilegiato molto gli ultimi due dischi, i titoli dei pezzi non li ricordo neanche quando ascolto i dischi in tempo di pace. In fin dei conti, è il flusso che conta e flusso c'è stato.

Earthless: becco l'ultima mezz'ora ma è come se fossi stato là sin dall'inizio. Distortissimi e selvaggi, sono tra i vincitori del festival. Gran colpo d'occhio sul palco, loro tre, due ampli con due casse a testa per basso e chitarra e basta. Il palco sembrava grandissimo per loro. Il vero spirito della jam.

Electric Orange: bravi, non ho visto una mazza e li ho ascoltati con un orecchio da semi-fuori, spirito Hawkwind che si rigenera.

Cephalic Carnage: e ritorno col dire che sono terroni anche loro, a tratti ridicoli, con i pippotti ambientalisti del cantante e la sua triste apologia della mariujana per far svegliare un pubblico che non sembrava essere molto sveglio. Bellissime le immagini dietro di loro, l'ultimo quarto d'ora sono andato via, ne avevo le balle piene.

The Heads: non li conosco benissimo ma ci sono rimasto. E di nuovo anche con loro, altro viaggio esistenziale. Sembravano più in palla da metà concerto in poi, all'inizio le jam mi sono sembrate messe su un pò alla cazzo con entrate e uscite senza senso, dispensavano distorsione inutilmente. Poi hanno imbroccato 4/5 pezzi uno meglio dell'altro e sono decollati. Ne avrei voluto almeno un'altra ora. Tra i vincitori del Roadburn.

Cult of luna: uno dei due show impeccabili del mio roadburn assieme ai Dixie Witch. Sarà che gli svedesi hanno ormai l'abitudine di presentarsi come dei bravi ragazzi (vedi The Hives), anche loro in camicia bianca inamidata ma gli basta poco per far crollare di nuovo il tetto. E vogliamo anche parlare del capello "emo" di un chitarrista e del bassista? Roba da scippare bastonate.
Sezione strumentale all'altezza, sono dei professionisti, non ci sono cazzi. Sugli scudi i due batteristi, soprattutto quello di colore, un regazzino sembrava ma una scioltezza che godevo a guardarlo, lui e la sua pedana semimobile.

Peccato per la voce, a volte sembrava perdersi nel resto e il chitarrista/cantante sa il fatto suo, tanto che non mi sono mai accorto che ci fossero due voci diverse.
Idolo il tizio a tastiere ed effetti, sballato completo, in cerca dei cinque secondi di notorietà comincia ad arrampicarsi sulle casse del palco, si spara un pò di pose e viene fatto scendere immediatamente da un tizio della security come se fosse l'ultimo dei fan cazzoni. e
Insomma, Isis meets Mogwai alla grande.


Enslaved: per fortuna non ero l'unico che li aspettava anche se c'erano meno persone che ai COL. Idolo il bassista/cantante:
"This song is dedicated to Celtic Frost. Thanks for cancelling!!"
Show di livello con qualche brividino alla schiena, a parte le solite pose del cazzo. Hanno presentato anche un pezzo nuovo in perfetto stile Isa/Ruun, speriamo non si appiattiscano sul già sentito.

Dixie Witch: con loro mi sono davvero davvero divertito, finalmente! due set visti da poco, due set ottimi. Al pari degli Heads, sono state loro secondo me le vere star del Roadburn, anche perchè erano in piena sintonia musicale con lo spirito del festival.

Venerdì, non lontano dallo 013 in un piccolo pub suonavano un pò di gruppi off-Roadburn ma sempre di livello, è una consuetudine, lo fanno già da qualche anno ed è una bella idea. Ho beccato gli Hypnos 69, belgi, in fissa con il seventies rock e il prog.

L'età media dei partecipanti era abbastanza alta, insomma molti dai 30 in su, pochissimi ragazzini. E tutti un branco di metallari, non per insistere sempre su quel tasto, ma anche lì strigni strigni, un branco di metallari.
Donne in buon numero con punte altissime di bernarda su tre/quattro elementi che ho visto ciclicamente in due giorni.

Per i random in cerca di notizie su vitto e alloggio: si parte tranquillamente da Orio al serio verso le 12, si arriva altrettanto comodamente dopo le due. Per andare a Eindhoven si prende il bus 401 per la stazione a 3 euro a tratta, ci mette una mezz'oretta. Alla stazione si prende il treno per Tilburg, 12 euro a/r con treni fino alle 4 del mattino.
Tilburg è tranquillissima, te ne accorgi dalle centinaia di bici posteggiate fuori dalla stazione, piste ciclabili ovunque, strade larghe, poche macchine e molti taxi.
Siamo stati all'hotel O Theek in centro Eindhoven, posto da 25 euro a notte, cesso e doccia in comune, lavandino in camera. Camera spartana la mia ma calda e silenziosa, ci sono anche un paio di negozi di dischi nei dintorni con buoni prezzi per l'usato.
Per mangiare mangi dove vuoi ma i kebab sono i migliori fastfood del mondo e i coffe-shop erano dietro l'angolo.
Tilburg o Eindhoven che sia non sei mai solo, c'è sempre gente in giro, tantissima in bici, pure se piove, gente che beve in bici, che è tutta in tiro in bici, quasi che pomicia in bici. Per il resto Eindhoven mi ha fatto cagare.

Ovviamente un pò di foto qua.

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