3.6.13

affanculo tutti, non mi piego a questo destino di merda


Catapularsi dentro gli At The Gates non era in programma stasera.
Finito Cadaveri Eccellenti di Francesco Rosi (tanto per continuare a rendersi conto che siamo dei cittadini burattini da lungo lungo lungo tempo) mi capita casualmente di sentire/vedere Cold suonata al Wacken di qualche anno fa e ho immediatamente il flash di quando ascoltavo Slaughter of the soul, e sto pezzo in particolare,  almeno una volta a settimana, non più di dieci undici anni fa, quindi in età ben lontana dall'adolescenza e comunque durante un altro momento di passaggio, quello più importante di tutta la vita, per come si è sviluppata la mia di vita.
Ero da poco a Milano, giovincello di belle speranze che si alzava la mattina contento di andare a fare quello che doveva, studio o lavoro sottopagato che fosse, contento di star costruendo un pezzo del suo futuro. A conti fatti non si trattava del lavoro del mio futuro ma del mio futuro tout court.

Come spesso mi capita i pezzi, i dischi che macino più spesso hanno un effetto catartico anche a distanza di anni. Il detto che vuole che le gioie te le dimentichi più facilmente dei dolori è stato, ed è ancora, vero.
Quindi Cold mi ricorda momenti di sconforto, di debolezza, di privazioni, di dubbi. Rigorosamente accompagnato dalla lettura del testo, si faceva una capatina negli abissi, si toccava il momentaneo fondo e poi con uno scatto di reni si risaliva su in superficie a respirare aria nuova, rinnovato e rigenerato nello spirito con un bel 'andate affanculo tutti, non mi piego a questo destino di merda' guerriero,  che poi è quello che penso spesso ancora oggi quando mi accendo la prima sigaretta della giornata alle sette e mezza del mattino con due caffè e due biscotti in pancia.

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